La chiesa di San Liberatore a Maiella sorge in un'area boscosa che sovrasta il corso del fiume Alento, a pochi chilometri dal centro abitato di Serramonacesca e, oltre ad essere una delle più antiche testimonianze benedettine in Italia (i primi riferimenti scritti risalgono all'884), rappresenta uno degli esempi più significativi di architettura romanica abruzzese.
Più volte sottoposta a distruzioni, dovute soprattutto a terremoti, e a successivi rifacimenti ed ampliamenti particolarmente influenzati, pur nella loro originalità, dalle scelte architettoniche operate per la ricostruzione dell'abbazia madre di Montecassino, la chiesa conserva attualmente poche tracce del complesso monastico a cui originariamente era unita.
L'edificio presenta la classica pianta basilicale a tre navate realizzata attraverso il succedersi di sette arcate a tutto tondo poggianti su pilastri a base rettangolare. La navata centrale, attualmente sovrastata da un soffitto a capriate lignee, presenta ampi resti di un pavimento a mosaico con motivi geometrici del XIII secolo. Oltre ad un pregevole ambone del XII secolo, ad un architrave decorato con bassorilievi con immagini vegetali, animali e antropomorfe, l'interno conseva soprattutto resti di affreschi in stile gotico risalenti al XIII secolo e che raffiguravano gli episodi più importanti della storia del complesso monastico stesso. L'esterno presenta invece una facciata che nella parte superiore mostra tre monofore e in quella inferiore tre portali che introducono alle rispettive navate. Dell'ampio portico chiuso che in passato precedeva la chiesa, visibile anche in un affresco di origine cinquecentesca conservata all'interno, non restano oggi che poche tracce.
A partire già dal XVIII secolo la chiesa è stata prima abbandonata e poi è andata via via deteriorandosi ed invasa da detriti ed erbacce e solo verso la fine degli anni settanta del secolo scorso furono realizzati i radicali interventi di restauro che le hanno restituito l'aspetto attuale.
La facciata ed il campanile della chiesa |
Più volte sottoposta a distruzioni, dovute soprattutto a terremoti, e a successivi rifacimenti ed ampliamenti particolarmente influenzati, pur nella loro originalità, dalle scelte architettoniche operate per la ricostruzione dell'abbazia madre di Montecassino, la chiesa conserva attualmente poche tracce del complesso monastico a cui originariamente era unita.
L'edificio presenta la classica pianta basilicale a tre navate realizzata attraverso il succedersi di sette arcate a tutto tondo poggianti su pilastri a base rettangolare. La navata centrale, attualmente sovrastata da un soffitto a capriate lignee, presenta ampi resti di un pavimento a mosaico con motivi geometrici del XIII secolo. Oltre ad un pregevole ambone del XII secolo, ad un architrave decorato con bassorilievi con immagini vegetali, animali e antropomorfe, l'interno conseva soprattutto resti di affreschi in stile gotico risalenti al XIII secolo e che raffiguravano gli episodi più importanti della storia del complesso monastico stesso. L'esterno presenta invece una facciata che nella parte superiore mostra tre monofore e in quella inferiore tre portali che introducono alle rispettive navate. Dell'ampio portico chiuso che in passato precedeva la chiesa, visibile anche in un affresco di origine cinquecentesca conservata all'interno, non restano oggi che poche tracce.
A partire già dal XVIII secolo la chiesa è stata prima abbandonata e poi è andata via via deteriorandosi ed invasa da detriti ed erbacce e solo verso la fine degli anni settanta del secolo scorso furono realizzati i radicali interventi di restauro che le hanno restituito l'aspetto attuale.
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