Se nel mio precedente post sul Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise segnalavo l'oggettiva difficoltà a contenere in una sola opinione un territorio così ricco, articolato e complesso, nel caso del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga questa difficoltà quantomeno si raddoppia.
Parliamo di uno dei Parchi più grandi d'Europa, con un territorio vastissimo (circa 160.00 ettari di cui 135.000 solo in Abruzzo) che abbraccia porzioni di tre regioni (Abruzzo, Marche e Lazio) e di sei province (L'Aquila, Teramo, Pescara, Rieti, Ascoli Piceno) e che comprende ben 44 comuni!
il massiccio del Gran Sasso |
Oltretutto, sia dal punto di vista geomorfologico che flori-faunistico, sono marcate ed evidenti le differenze fra il territorio del Gran Sasso e quello dei Monti della Laga.
Premetto che mi occuperò in questa opinione solo del territorio abruzzese (che conosco più direttamente) e solo di alcuni suoi aspetti, non potendo per ovvi motivi dar conto di tutta la sua complessità.
E' d'obbligo iniziare con qualche cenno alla flora ed alla fauna.
La vegetazione del Parco è quanto mai variegata (si contano più di 2000 piante diverse) e specialmente nelle quote più elevate si trovano specie rarissime, fra le quali la Stella alpina dell'Appennino, il Genepì appenninico e l'Adonide gialla, quest'ultima presente in Italia solo in questa zona.
A livello arboreo, sebbene in particolare nel versante aquilano il paesaggio sia costituito soprattutto da pascoli, predomina soprattutto il faggio, pur non mancando ovviamente le altre tipiche specie appenniniche.
Per chi ama passaggiate nel bosco non è difficile incontrare sterminate estensioni di mirtillo o, meno frequentemente, di lamponi. Comune è anche la presenza di belladonna (attenti, è fortemente velenosa!) e di svariate specie di orchidee selvatiche.
Per gli amanti dei funghi c'è solo l'imbarazzo della della scelta, a patto ovviamente di essere muniti della obbligatoria patente micologica.
Nel sottosuolo boschivo infine abbonda il tartufo nero, meno frequente quello bianco.
A livello faunistico, oltre alla normale popolazione appenninica costituita da cinghiali, scoiattoli neri, ghiri e volpi, troviamo specie rare
quali il lupo appenninico, il gatto selvatico, il cervo, il capriolo ed il camoscio d'Abruzzo. Interessante anche la fauna avicola con l' aquila reale, il falco pellegrino, il gufo reale, il barbagianni e l'astore.
Fra i rettili si ricorda la Vipera dell'Orsini, qui presente con la più consistente popolazione nazionale.
La montagna ovviamente è il tratto caratteristico di questo parco.
L'altipiano di Campo Imperatore |
Perlomeno nel versante abruzzese ha caratteristiche assolutamente peculiari nella intera catena appenninica: costituita da calcari e dolomie e modellata dagli antichi ghiacciai ormai scomparsi, presenta pareti che ricordano le Alpi, che sono la gioia degli appassionati alpinisti di tutto il centro-sud.
Nel Gran sasso è presente la cima più alta di tutti gli Appennini, il Corno Grande, con i suoi 2912 metri d'altezza; cime di poco inferiori ma non meno interessanti dal punto di vista alpinistico gli fanno da contorno.
Molto suggestiva dal punto di vista paesaggistico è la cosiddetta "bella addormentata": si tratta del profilo del Corno Grande e di altre cime vicine che, viste da diversi punti della regione, formano la silhouette di una fanciulla che dorme.
Sempre sul Corno Grande è presente l'unico ghiacciaio dell' Appennino ed il più meridionale in Europa, il Calderone. Purtroppo negli ultimi anni, a causa del progressivo riscaldamento del pianeta, la sua area di estensione si è molto ridotta ed è in forte pericolo di scomparire per sempre.
A sud della cima di Corno Grande si estende l'altipiano di Campo Imperatore, posta a 2100 metri di altitudine, che per me rappresenta forse l'anima stessa di questo territorio.
Denominato "il piccolo Tibet", è il più esteso altopiano dell'Appennino: lungo oltre 15 km e largo circa 5, è stato la "location" ideale di numerosi film, soprattutto di western, ma non solo.
In passato è stato il pascolo estivo per eccellenza della pastorizia abruzzese, che soprattutto nel '500 ha avuto un periodo di particolare splendore.
Oltre che per la sua eccezionale bellezza, l'altopiano è famoso per la presenza di un importante osservatorio astronomico e, sicuramente meno qualificante, dell'albergo che ospitò Mussolini durante la sua prigionia.
Di particolare valore è il paese di santo Stefano di Sessanio, uno dei borghi del Parco che maggiormente conserva la sua configurazione originaria. Acquisita dalla famiglia dei Medici nel 1579 per la sua importanza nella produzione e nella commercializzazione della lana, mantiene ancora intatta la sua matrice medicea ed è meta di un intenso turismo internazionale, soprattuto di provenienza anglosassone.
Infine ricordo un'altra caratteristica dell'ospitalità del Parco: oltre alla presenza di una discreta rete alberghiera, in alcuni casi anche di ottimo livello, è abbastanza peculiare di questo territorio il cosiddetto "albergo diffuso" costituito da case ristrutturate in borghi storici ed affittate anche per pochi giorni a prezzi assolutamente convenienti.
Sicuramente ho tralasciato, per scelta o per dimenticanza, numerosi aspetti importanti di questo territorio ma spero comunque di aver invogliato qualcuno a visitatare questa magnifica porzione d'Italia.
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