"Il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina." Sant'Agostino

domenica 2 ottobre 2011

Hai Yen, un buon ristorante cinese a Pescara

La cucina cinese difficilmente può competere al gusto di un occidentale con quella del proprio Paese, pur se non mancano anche qui da noi dei veri e propri appassionati..
Si tratta sicuramente di una cucina di grande tradizione nella quale, oltre agli aspetti più tipicamente gastronomici, si mischiano elementi culturali millenari di medicina e di filosofia.

la sala del ristorante recentemente ristrutturato


Va detto che quella che siamo ormai soliti gustare in Occidente forse non rende pienamente onore alla cucina cinese più genuina e tradizionale: si tratta di una cucina piuttosto standardizzata che ha operato un sincretismo a uso e consumo degli occidentali di cucine regionali spesso molto differenti, cercando di adattarsi ai gusti europei e nord americani.
Offre, in ogni modo, una indubbia gran varietà di piatti sia a base di verdure, che di carne, che di pesce.
Personalmente, pur non potendomi definire un vero e proprio fan di questa cucina, la gradisco sufficientemente e nel corso degli anni ho imparato a selezionare una serie di piatti fra i quali spazio quando devo fare le mie scelte. Mi diverto anche, finché la pazienza mi assiste, ad utilizzare le apposite bacchette al posto delle nostre posate ed apprezzo in modo particolare l'usanza tutta cinese di non personalizzare le ordinazioni ma di condividerle con tutti i commensali.
Fra i tanti ristoranti cinesi sbocciati come funghi a Pescara negli ultimi decenni. Hai Yen è di gran lunga il mio favorito. Si tratta del primo ristorante del genere aperto a Pescara e, come si suol dire, il primo rimane sempre il migliore.
Rispetto ad altri localizzati sul lungomare o nelle strade del centro storico, non gode di una grande location: pur essendo la Nazionale Adriatica nel tratto di Pescara una strada urbana a tutti gli effetti rimane pur sempre una via a scorrimento veloce e sotto questo punto di vista non è il massimo.
Parcheggiare, invece, specie di sera non è mai un grosso problema.
Il locale, che agli inizi era piuttosto piccolo, conta invece adesso diversi tavoli quadrati e rotondi per comitive numerose. Uno dei misteri che per me rimarrà sempre irrisolto è dove hanno reperito le tante salette, poste su piani diversi, che oggi compongono il ristorante: visto come era all'inizio mi sembra impossibile che sia venuto fuori tanto spazio. Dispone anche di una decina di tavoli all'aperto che, specialmente d'estate e dai clienti fumatori, sono molto ambiti.
L'arredamento è ovviamente piuttosto orientaleggiante con numerose teste di frago alle pareti e grandi vasi sistemati qua e là.
Il locale è molto frequentato, specie nel fine settimana, per cui è la prenotazione è consigliabile.
La clientela è molto varia: famiglie, comitive di ragazzi e adulti, singles, ecc.
Il servizio, come accade spesso nei ristoranti cinesi, è rapido e accurato. I camerieri se la cavano tutti bene con l’italiano (mi è anche capitato un cameriere con l’accento milanese acquisito evidentemente in una precedente esperienza lavorativa) e sono in grado di fornire spiegazioni e indirizzare le scelte dei clienti.
La proprietaria, non più giovanissima, veste solitamente con semplici ma bellissimi abiti tradizionali di seta e non manca mai, quando ci vede, di venire al nostro tavolo per un saluto cordiale.
La cucina, come dicevo, è abbastanza di mio gusto. Il menu è molto vasto e articolato ma generalmente mia moglie ed io ordiniamo 2/3 antipasti (involtini primavera, e ravioli alla piastra o al vapore), tralasciamo le zuppe in favore degli spaghetti di soia e/o di riso alla cantonese che consumiamo insieme ai secondi e alle verdure, generalmente scelti fra quelli cotti alla piastra.
Alla fine non mi nego mai un bicchierino (o due) di grappa alla rosa.
Il conto è piuttosto contenuto.
Il locale fornisce anche un celere servizio di cucina da asporto.

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