"Il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina." Sant'Agostino

venerdì 30 settembre 2011

Corso Manthonè: la movida pescarese

A chi avesse avuto la ventura di visitare Pescara come turista 15/20 anni fa difficilmente sarebbe venuto in mente di recarsi in corso Manthonè. Questa strada, piuttosto stretta e lunga forse nemmeno 200 metri, è stata il cuore della città di Pescara nell'ottocento e fino alla sua unificazione con Castellamare Adriatica nel 1927.
corso Manthonè


Qui nacque e visse ampi tratti della sua esistenza Gabriele D'annunzio, da questi parti, in uno dei vicoli che la intersecano e la collegano a via delle Caserme e via dei Bastioni, c'è la casa natale di Ennio Flaiano.
Si può dire che probabilmente la zona urbana che essa simboleggia, costituita dalle poche strade che ho ricordato e dalla vicina piazza Garibaldi, sia stata l'unica ad uscire quasi indenne dai pesanti bombardamenti aerei subiti dalla città nel corso della seconda guerra mondiale, per cui è riuscita a mantenere l'originario aspetto architettonico ottocentesco, quasi stridente con la modernità prevalente nel resto della città.
Dal dopoguerra e fino ai primi anni novanta, però, il quartiere ha vissuto un processo di decadimento e di degrado abitativo notevole: le attività artigianali tradizionali che vi si svolgevano erano andate progressivamente scomparendo, le case erano state dichiarate in gran numero inagibili, i fondaci ed i negozi che si affacciavano lungo le strade erano stati sbarrati, i tradizionali punti di aggregazione sociale avevano perso ogni loro funzione ed erano spariti.
Non sfuggiva a questo degrado il Bagno Borbonico: questa importante testimonianza storico-architettonica situata lungo la banchina sud del fiume Pescara, in via delle Caserme, cadeva letteralmente a pezzi ed era in gran parte impraticabile.
Oggi corso Manthonè, con le poche stradine ad esso collegate, è tornato ad essere uno dei punti più interessanti della città: ogni giorno, sia d'estate che d'inverno, migliaia di persone, prevalentemente giovani ma non solo, vi si recano per incontrarsi o per frequentare uno dei tanti locali che lo animano.
Come è potuto avvenire un così radicale cambiamento?
Va detto che la zona, come ho già riferito, è quasi l'unica area che ha conservato un che di "antico" in una città in gran parte costruita fra gli anni '60 e '70, per cui le potenzialità per una sua nuova valorizzazione erano già ben presenti.
Ma ciò non basta a giustificare un fenomeno, culturale e sociale insieme, così drastico e repentino.
Il merito iniziale di tale rinascita va forse ricondotto all'intuizione di alcuni "pionieri" che, prima di altri, hanno saputo intravedere le potenzialità della "location" ed hanno iniziato ad aprire locali nei fondaci, sapientemente restaurati (quasi tutti i locali hanno conservato volte a botte con mattoni d'epoca a vista) prima chiusi e abbandonati.
Il loro esempio, che aveva già cominciato a richiamare un numero sempre crescente di frequentatori (ricordo che Pescara, oltre che turistica, è una città universitaria con tanti studenti fuorisede domiciliati nell'area metropolitana), è stato poi seguito da molti altri, tanto che attualmente in corso Manthonè e nelle strade limitrofe sono presenti oltre cinquanta ristoranti e locali di altro genere (birrerie e pub in primo luogo), tutti assiduamente frequentati e per i quali spesso si è costretti a fare la fila per ottenere un posto a sedere.
Un fenomeno del genere non poteva lasciare indifferente gli imprenditori edili i quali hanno fiutato l'affare e hanno iniziato ad acquisire le case malandate ed abbandonate riportando, attraverso interventi di riqualificazione, al vecchio splendore il patrimonio abitativo della zona.
L'Ente pubblico, da parte sua, ha provveduto al recupero e al restauro del Bagno Borbonico facendone sede per il Museo delle Genti dAbruzzo, di cui ho parlato in un'altra opinione, e spazio per eventi e manifestazioni culturali di vario genere.
E poi sono arrivati i galleristi d'arte, i club privati, gli artigiani di qualità e tanti altri che hanno contribuito a qualificare questa zona come il nuovo vero "centro" cittadino.

immagine notturna


Ecco perché, al calar della sera e - in questa stagione - dopo una giornata al mare,
tanti pescaresi e molti ospiti della città si riversano a frotte fra questa stradine, rigorosamente interdette al traffico automobilistico, per sedersi a mangiare o a bere qualcosa in uno dei centinaia di tavoli all'aperto che formano una teoria ininterrotta, ad ascoltare musica dal vivo all'interno di un locale o in angolino caratteristico o semplicemente per passeggiare ed incontrare gente.

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