"Il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina." Sant'Agostino

lunedì 26 settembre 2011

Il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise.

Non è facile, neanche per me che sono abruzzese e che per giunta ho forse la presunzione di essere un discreto conoscitore del territorio regionale, scrivere una opinione sul Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise.
veduta sulle montagne del parco


Si tratta di un'area di oltre 50.000 ettari (con un'area contigua di altri 80.000) che interessa tre province (L'Aquila, Isernia e Frosinone) dislocate in tre differenti regioni e comprendente 25 comuni: stiamo quindi parlando di decine e decine di borghi, centinaia di località, migliaia di itinerari e percorsi naturalistici, corsi d'acqua, laghi, montagne, altipiani, valli, grotte, eremi, rifugi, musei, fauna e flora assolutamente uniche, necropoli romane e preromane, chiese, tradizioni popolari, artigianato, gastronomia, alberghi, strutture sportive e quant'altro. Si potrebbero quindi scrivere centinaia di post su questo Parco e non una sola.
Sperando comunque di fare cosa utile a chi non conosce ancora questo territorio, mi cimento in un post generalistico sperando che non si riveli solo uno scritto generico.
Il Parco (fino al 2001 denominato solo "d'Abruzzo") è, insieme a quello del Gran Paradiso, il più antico dItalia.
Istituito nei primi anni 20 in un territorio inizialmente di soli 500 ettari comprendenti La Camosciara e la Val Fondillo - che ancora oggi forse costituiscono il vero cuore del Parco -, si poi progressivamente esteso negli anni fino all'attuale configurazione.
Nel 1980 si è proceduto ad una zonizzazione del territorio che va dalla riserva integrale con accesso regolamentato ad aree cosiddette di sviluppo.
Si tratta di un territorio fondamentale montuoso, ricoperto per circa due terzi da faggete. Poco sviluppata è quindi l'agricoltura, mentre ha una certa importanza l'allevamento, in particolare la pastorizia.
Il principale fiume che attraversa il Parco è il Sangro, ancora oggi ricco di trote fario e iridee indigene, specie praticamente estinte in numerosi corsi d'acqua nazionali. Il fiume riceve le acque da numerosi ruscelli che contribuiscono con il loro corso a caratterizzare il fascino del territorio.
Numerosi sono anche i laghi, naturali e artificiali, fra i quali forse il più famoso è quello di Scanno, ma non sono certo da meno dal punto di vista paesaggistico, tanto per citarne alcuni, il Vivo, la Montagna Spaccata, il Pantaniello e quello di Barrea.
Ciò che però forse è il merito maggiore del Parco, oltre a quello di aver salvaguardato l'ambiente naturalistico nel suo complesso, è quello di aver permesso la sopravvivenza, sempre comunque in bilico, di specie animali altrimenti destinati all'estinzione: se oggi esiste ancora l'orso marsicano (calcolato in circa 50 esemplari), il lupo appenninico (più o meno nella stessa entità), la lince (circa una decina), il camoscio dAbruzzo, il cervo e il capriolo (in questo caso in numero meno preoccupante), l'aquila reale (3-4 coppie) e la vipera dell Orsini è solo perché sono state messe in opera azioni di salvaguardia da parte delle politiche del Parco.
un camoscio sulle rocce del Parco


Numerosissime sono poi le specie animali meno rare: il gatto selvatico, la martora, la faina, il tasso, la puzzola, la volpe, la talpa, il riccio, la donnola, il ghiro, lo scoiattolo e ovviamente il cinghiale, onnipresente in tutto il territorio regionale.
Fra gli uccelli (circa 230 specie diverse), oltre alla già ricordata aquila, è possibile osservare il picchio, la cicogna, il falco pellegrino, l'astore, la poiana, il gufo reale e l'allocco.
A chi non avesse ancora visitato questo territorio consiglio vivamente di farlo!

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